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FESTA DELLA MADONNA DELLA SALUTE

FESTA DELLA MADONNA DELLA SALUTE

Ogni anno, il 21 di novembre, migliaia di veneziani (anche quelli espatriati in terraferma ormai da tempo) arrivano in pellegrinaggio alla Salute. Sfidando la nebbia ed il freddo, una fila infinita di persone, per fede o per tradizione, attraversa il ponte votivo e va ad accendere le lunghe candele all’interno della Basilica.

Una giornata carica di spiritualità, di storia e di memoria. La Festa della Salute, non è solo una ricorrenza religiosa, ma è la festa di tutti i cittadini veneziani che celebrano la vita ricordando la morte.

Nei dintorni della chiesa le bancarelle attraggono i più piccoli con la frutta caramellata, lo zucchero filato e i palloncini colorati e, da qualche anno a questa parte, in Punta della Dogana attracca il trabaccolo “Nuovo Trionfo”, un peschereccio tradizionale con due vele al terzo, tipico dell’Alto Adriatico. A bordo si trova il medico della peste, rigorosamente in costume, scortato dai bastazi della quarantena che purificano l’aria bruciando erbe aromatiche.  A seguire viene servita la tradizionale zuppa di Castradina.

Venite a gustare LA CASTRADINA preparata dal nostro Chef!
Bottone

 

 

PERCHE’ I VENEZIANI FESTEGGIANO LA MADONNA DELLA SALUTE?

LA PESTE
Negli anni tra il 1630 e 1631 la peste devastò Venezia con grande ferocia.

Tutto ebbe inizio nella bella città di Mantova.  La città era impegnata da tempo su due fronti: all’esterno gli assalti dei lanzichenecchi dell’Imperatore Fedinando II, all’ interno la peste che iniziava a mietere le prime vittime. Temendo di cadere sotto il ferro nemico, il marchese Alessandro Strigi fu inviato a Venezia per chiedere soccorsi.

Il marchese partì da Mantova con un numeroso seguito che, nel corso del viaggio, si dimezzò a causa del terribile virus. Ciò che rimaneva della delegazione mantovana – solo 11 persone – giunse a Venezia l’8 luglio 1630 ma, per precauzione, il Supremo Magistrato alla Sanità di Venezia impedì loro di entrare in città e li obbligò a trascorrere un periodo di quarantena sull’Isola di San Clemente. Dopo soli pochi giorni il marchese Strigi si ammalò. Il 14 luglio il marchese morì.
In quei giorni, si trovavano nell’isola due falegnami della parrocchia di Sant’Agnese, padre e figlio, che stavano svolgendo per conto del Magistrato alcuni lavori di manutenzione. Terminato il lavoro e passata qualche settimana di quarantena senza alcun segno di malattia, furono fatti rientrare in città. Riportarono con sé alcuni panni che diedero da lavare a una donna che dopo pochi giorni, però, si ammalò.

In brevissimo tempo a Sant’Agnese il morbo si diffuse, e i deputati della salute pubblica iniziarono a nutrire forti timori. I malati furono mandati per precauzione nell’isola di San Lazzaro perché fosse impedito ai malati di frammischiarsi con i sani. Il 23 agosto il Senato convocò trentasei medici affinché confermassero la natura della malattia e per trovare il modo più opportuno per estirpare ogni radice del morbo.

Purtroppo questi trentasei medici si divisero in due opinioni contrapposte: alcuni sostenevano che si trattasse di peste bubbonica, altri, invece, lo negavano.
Le discussioni erano accese e ciò bastò perché a favore di ciascuna opinione si schierasse un infervoratissimo partito: Il desiderio di credere a ciò che si desidera, l’avversione naturale e lo spavento per un morbo spietatissimo, la passione per la propria opinione e l’orgoglio di non cedere all’altrui, fece sì che la verità venisse nascosta per qualche tempo.

Ma mentre i medici discutevano e i magistrati rimanevano inoperosi nell’incertezza, la peste moltiplicava le sue vittime e, a quel punto, non fu più possibile arrestare il corso del contagio. La peste accrebbe le sue morti e fece strage per tutto il resto del 1630 e continuò per gran parte del 1631. Nel corso di sedici mesi morirono di peste, nella sola città di Venezia, 46,490 persone; A Murano, Malamocco e Chioggia i morti furono 47.746. La mortalità totale fu di 94.236 persone. Una cifra immensa!

Il giorno 21 novembre dell’anno 1631 con grande solennità si dichiarò la città libera dalla peste.

LA BASILICA DELLA MADONNA DELLA SALUTE

Per questa circostanza si fece voto di alzare un magnifico tempio per onorare la Madonna della Salute.
La prima pietra venne posta il 1° aprile 1631 e l’architetto incaricato del progetto fu Baldassarre Longhena. La costruzione, tuttavia, si protrasse per diverso tempo, tanto da impedire al Longhena di vederne la consacrazione avvenuta 56 anni più tardi, il 9 novembre 1687, cinque anni dopo la sua morte.

Da allora la cupola della Basilica della Salute caratterizza lo scenario del bacino di San Marco a Venezia ed è uno degli esempi più belli di architettura barocca della città. Guardando i suoi riccioli, la sua maestosa scalinata, la grande cupola alta 60 metri, non si può fare a meno di pensare all’incredibile peso che si scarica sui 100.000 pali di legno, una foresta sommersa che permette all’edificio di rimanere dov’è.

La costruzione della Basilica nasconde un segreto legato all’architetto che la progettò: Il Longhena era figlio di un ebreo e, dal padre, apprese molti segreti della Cabala.  Il corpo della Basilica è di forma ottagonale, e il numero 8 simboleggia, nella tradizione cristiana, la rinascita, quella di Venezia dopo la peste. Un altro numero che ricorre costante è il numero 11, che nella tradizione ebraica ha un valore negativo e sta ad indicare il morbo della peste.  

Sembra, dunque, che il progetto dell’architetto avesse un carattere quasi ecumenico, di riavvicinamento tra fedi, perché tale era la condizione dell’uomo davanti alle pestilenze.