I Trionfi del Doge
I Trionfi Ducali, esibiti dal Doge in ogni occasione solenne e pubblica, hanno un preciso significato storico e simbolico che risale al lontano 1177.
Ecco in sintesi la loro descrizione ed il loro significato.
Con la Pace del 1177 fra l’Imperatore Federico Barbarossa e il Papa Alessandro III° avvenuta a Venezia sul sagrato della Basilica di S. Marco, il Doge Sebastiano Ziani ottenne dal Pontefice come dono e riconoscimento per la sua sapiente mediazione, sette Simboli di Potere chiamati “Trionfi”.
Il primo era un cero bianco (segno di onore e fedeltà alla Chiesa e al Papa).
Il secondo era il sigillo di piombo (per autentificare e siglare i documenti ufficiali con la stessa sovranità pontificia).
Il terzo era la spada o stocco dorato (Il Doge veniva riconosciuto come il Difensore della Cristianità e l’Amministratore della Giustizia).
Il quarto era la vera d’oro (l’anello con il quale il Doge nel giorno dell’Ascensione celebrava il Rito dello “Sposalizio con il Mare” in segno di perpetuo dominio).
Il quinto era l’ombrello (con il quale veniva coperto il capo del Serenissimo, in segno di rispetto e di dignità Imperiale e Pontificale).
Il sesto erano i vessilli trionfali, otto stendardi di vario colore, segno di potenza e di gloria della Serenissima: due Bianchi (la Pace), due Rossi (la Guerra), due Azzurri (Alleanza in una Lega), due Viola (la Tregua).
Settimo e ultimo Trionfo sono le Sei trombe d’argento (che venivano suonate dagli Araldi Ducali in segno di prestigio, di onore e di gloria alla sovranità della Repubblica e del suo Principe il Doge).
Oltre che da questi “simboli di potere” il Doge si faceva precedere nelle sue fastose cerimonie dal faldistorio (una specie di tronetto) dal cuscino d’oro (posto sotto i suoi piedi quando sedeva) e dalle corone di Cipro e di Candia (segni di potere sulle sovranità sulle due isole dell’Egeo e sull’intero Stato da Mar della Serenissima).
Spunto storico G. Bertola