Quarantena è la forma veneziana di quarantina perché quaranta erano i giorni di segregazione alla quale venivano sottoposti persone, animali e cose che giungevano a Venezia via mare.
Immaginatevi la quantità di merci e persone che circolavano in quella che fu per secoli la maggiore città portuale del mondo. Non stupisce il fatto che Venezia si dovesse misurare ciclicamente con lo scoppio di grandi epidemie e che, proprio per questo motivo, fu la prima città al mondo ad emanare provvedimenti per arginarne la diffusione.
Già subito dopo la terribile epidemia di peste del 1347, furono designati tre Provveditori alla Sanità con il compito di contrastarne la diffusione e nel 1485 la Repubblica istituì il Magistrato alla Sanità.
Grazie all’esperienza acquisita nei secoli, la Serenissima affinò tutte le pratiche da seguire per arginare i contagi. Una di queste fu l’allestimento dei lazzaretti in alcune isole della laguna. Nell’isola di Santa Maria di Nazareth, vicino al Lido di Venezia, a partire dal 1423, vennero portate le persone già contagiate dal morbo. Dalla distorsione della parola Nazareth si arrivò a chiamare l’isola Lazzaretto. Al primo lazzaretto del mondo si affiancò, nel 1468, il Lazzaretto Novo per distinguerlo dall’altro, il “Vecchio”. L’isola serviva per deposito delle mercanzie e per la sosta delle navi soggette a contumacia, in completo isolamento sanitario.
I viaggiatori venivano ospitati, in quarantena, in piccole abitazioni che si trovavano lungo le mura, mentre le merci venivano stoccate all’interno di grandi capannoni aperti chiamati “tesoni”. Tutti i documenti venivano sottoposti a fumigazione e nell’isola, oggi visitabile, si possono ammirare ancora documenti dell’epoca dove sono rimasti impressi i segni delle pinze che reggevano i fogli.
Vale la pena dedicare una visita a quest’isola della laguna veneziana dove vengono organizzate visite guidate con percorsi storici-archeologici e passeggiate naturalistiche. https://www.lazzarettonuovo.com/
Ma dove non arrivava la scienza arrivava la fede.
Non vogliamo soffermarci troppo sulla descrizione dei famosissimi monumenti religiosi eretti come ex-voto, come la Basilica della Salute e la Chiesa del Redentore. Sono conosciuti, amatissimi, e celebrati ogni anno con feste molto partecipate come la Festa delle Salute e il Redentore.
In realtà a Venezia ci sono molti altri ex-voto legati alla peste. Uno dei più significativi si trova nel Sestiere di Castello ed è il Sotoportego della Corte Nova: secondo l’iscrizione che si trova all’entrata del passaggio, grazie alla Vergine Maria, nessun abitante del luogo fu ucciso dalla peste.
A terra, al centro del portico, tra i “masegni” di trachite si trova una pietra rossa che ricorda, secondo la credenza popolare, il punto dove la peste cadde ormai indebolita. Ancora oggi, c’è qualcuno che evita attentamente di calpestare questa pietra perché sembra che porti sfortuna. Irragionevoli superstizioni popolari, direte voi, che però, chi scrive si guarda bene da violare, perché, come diceva il grande Edoardo de Filippo “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.”